Terzo tempo no, ma almeno il rispetto

Nel rugby è una tradizione. Le due squadre, alla fine dell’incontro, si trovano per festeggiare insieme. Quello che è conosciuto come il terzo tempo; un momento dove allenatori e giocatori si scambiano a tavola opinioni sulla partita o sul campionato. Anche dopo un confronto duro, difficile, fatto abbastanza raro in questa disciplina sportiva. Nel dopo partita quindi viene celebrata l’amicizia e il rispetto, valori che nel rugby i giocatori mettono in pratica. A causa della frenesia dei tempi ristretti da qualche tempo in alcune occasioni il terzo tempo viene messo in disparte, ma gli appassionati di questa disciplina sportiva lottano perché le nuove generazioni di rugbisti non si dimentichino delle proprie radici e continuino a portare avanti questa tradizione improntata a lealtà e rispetto. Qualche volta si sente il bisogno che il terzo tempo si trasferisca anche in altre attività sportive. Ci sono stati degli esempi anche nei nostri campionati. Ricordiamo una squadra composta da amici e molto affiatata che nel corso della stagione produceva salami e vino e li condivideva, al termine delle partite, con gli avversari. Al di là di come era andato il confronto. Oppure sono capitati ancora festeggiamenti, quasi sempre per un compleanno ma non solo, dove erano coinvolti arbitro e squadra avversaria. Nell’attività giovanile il CSI Vallecamonica aveva inserito l’obbligo della merenda comune a fine partita. Abitudine che è restata piacevolmente nei ricordi di tanti dei nostri atleti e dei loro genitori; pratica abbandonata per motivi di forza maggiore durante la pandemia e che adesso non essendo più obbligatoria si svolge raramente. Abbiamo discusso in passato sull’opportunità di rendere obbligatorio il saluto anche alla fine di un incontro di calcio. Imposizione dell’alto che probabilmente non sarebbe capita e dopo un po’ di entusiasmo iniziale cadrebbe nel dimenticatoio. Non possiamo però accettare nemmeno che al termine degli incontri ci siano scambi di insulti negli spogliatoi o contestazioni degli arbitri sopra le righe. Come è capitato alcune volte in questo primo scorcio di stagione; non è nel nostro stile. Non vogliamo condividere la “festa” con gli avversari e il direttore di gara? Bene, è comprensibile per diverse motivazioni. Quello che non deve mancare però è il rispetto, anche in assenza del terzo tempo. A volte si può discutere su episodi capitati durante la partita, alla fine una stretta di mano e una pacca sulle spalle valgono come un terzo tempo. Se poi spontaneamente trasformiamo il confronto sportivo in un momento di festa ancora meglio. Soprattutto nelle categorie giovanili dove un tempo abbastanza recente eravamo abituati alla buona educazione della merenda in comune.     

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