La libertà di ogni giovane atleta nell’esempio di Sinner

Metabolizzato il successo per la bellissima vittoria agli Australian Open di tennis, mi ascrivo fra gli estimatori del campione Sinner e dell’uomo Jannik. «Grazie per la libertà. Grazie per avermi lasciato libero di provare, vorrei che tutti i bambini potessero sentirsi così, senza pressioni. Auguro a tutti di poter avere genitori come i miei, in genere non parlo mai di loro, ma volevo farli sentire speciali per una volta». In questa sua frase, pronunciata con la coppa in mano, si condensano molti insegnamenti.

La libertà di scegliere lo sport che piace e di praticarlo è fondamentale. L’astro del tennis italiano è un esempio di polisportività giovanile, tradotta poi in una scelta consapevole, favorita, oltre che dal talento, da un patto generazionale di fiducia.

Quando si regala fiducia ad un giovane, egli acquista fiducia in sé stesso. Ma va seguito nella sua libertà.

La ricerca “Non fermateci”, promossa dal Csi con il sostegno di Sport e Salute, conferma che, esplorando gli aspetti connessi alla scelta di fare o non fare sport, emerge come il contributo dei genitori determini le scelte legate allo sport in circa il 74% dei giovani. Già a 13 anni, si legge in questa analisi, il 29,4% di loro non pratica o ha abbandonato l’esperienza sportiva. La pressione degli impegni e degli allenamenti risulta spesso alta, specie se collegata agli obblighi scolastici, e il tempo libero è sempre meno tale.

I genitori non devono immaginarsi un campione, né imporre una disciplina sportiva, o sostituirsi a dirigenti ed allenatori. Possono invece orientare una scelta di libertà. Come trovare un giusto equilibrio? Non c’è una risposta finale, se non nella necessità di avere un dialogo fecondo nel quadro di una rinnovata e costante alleanza educativa tra famiglia e società sportiva.

Ed ecco perché il ringraziamento di un giovane uomo ai genitori non ha solo il sapore di valori sempre attuali, ma somiglia ad una suggestione da sempre cara al Csi: sport e famiglia è un binomio vincente. Nel nostro piccolo, crediamo che l’associazionismo sportivo debba promuovere una cultura in cui la polisportività sia una concreta proposta formativa e didattica, fino al fiorire della coscienza e in rari casi del talento.

Ma nel cuore dell’azione educativa del Csi lo sport è quello strumento che cerca campioni come Sinner, ma assicura uomini come Jannik. E questo è l’augurio che rivolgo a tutto il Csi e alle sue società sportive, perché sappiano accogliere la libertà di ogni giovane atleta.

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