Educazione uno, bullismo sportivo zero

Una partita è composta da una parte agonistica e da una educativa, almeno per il CSI. È importante il risultato ma, secondo noi, non deve avere la prevalenza sui valori che intendiamo promuovere con l’attività sportiva. E in una partita di un torneo giovanile di calcio della settimana scorsa c’è stata una squadra che ha stravinto nella parte educativa, il risultato di quella sportiva per il momento lo accantoniamo. C’è stata invece l’altra squadra che si è comportata da prepotente convinta di poter vincere le partite affrontandole  da “bulletta”. Schiaffi e pugni agli avversari, anche da parte dell’allenatore, approfittando delle difficoltà del direttore di gara. Quindi doppiamente “colpevoli”: di usare la prepotenza sugli avversari e di mettere pressione sull’arbitro. Comprensibile l’amarezza di chi ha subito queste azioni scorrette e violente anche perché allenati dal mister, prima che dal punto di vista tecnico, a tenere comportamenti corretti nei confronti degli avversari e dell’arbitro. Come dovrebbe essere nella normalità per chi frequenta i campionati del CSI. Una decisione dell’arbitro va accettata sempre. Da una parte però qualcuno è intervenuto per ribaltarla con la prepotenza mentre dall’altra è stata accolta e discussa con calma da allenatore e ragazzi durante il time-out. Lezione educativa che, assicura l’allenatore, proseguirà negli allenamenti. “Prenderò i miei ometti il prossimo allenamento e proverò a spiegargli che è più difficile rispettare un arbitro debole o in difficoltà, che uno forte. Che in generale è più facile rispettare i forti che i deboli, ma che gli uomini veri rispettano, sempre. Quindi se ricapiterà una situazione simile, con l’arbitro che sbaglia la partita (siamo umani, capita), meglio protestare meno, anche se questo può voler dire avere meno possibilità di vittoria. Ci sono risultati e traguardi più importanti”. Ci piace leggere nella segnalazione inviata dall’allenatore sui fatti accaduti in campo parole come educazione, comportamento e rispetto. Riflessione maturata in un clima educativo che in questa squadra viene da lontano “ringrazio ciò che ha funzionato prima che arrivassi io: le famiglie, la scuola, gli alleducatori, il CSI e altro che hanno incontrato sulla loro strada e li ha accompagnati fino ad oggi.” Ci dispiace invece leggere di rassegnazione tra i ragazzi; più che rassegnati devono essere orgogliosi di quanto hanno fatto e pensare di essere da esempio per gli altri con il loro comportamento. Per il CSI non ci sono dubbi hanno già vinto se continueranno (e non abbiamo dubbi in merito) su questa strada. Cercheremo, da parte nostra e con tutti i nostri limiti, di fare in modo che certe situazioni non si ripetano. Loro però devono promettere di non rinunciare ad essere quello che sono adesso. Prendiamo in prestito una frase di Massimo Gramellini per dare un senso a quello che stanno facendo questi ragazzi: “Anche i buoni possono vincere purché imparino ad essere tenaci, almeno quanto i cattivi”. Siccome poi esiste una “giustizia educativa” dove buonismo ed agonismo coincidono in questa occasione la squadra meglio “educata” ha vinto anche sul campo.

Montecatini-campionato nazionale top junior ed open
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