Non bastano proroghe. Servono soluzioni definitive

È di questi giorni un documento, approvato all’unanimità dal Consiglio Nazionale del CONI, che il Presidente Giovanni Malagò ha trasmesso al ministro per lo Sport e per i Giovani, accompagnandolo con una documentata lettera di approfondimenti sul tema del lavoro sportivo e sulle preoccupanti complicazioni che la riforma sta generando. È nel frattempo arrivata una comunicazione del Ministro con una proroga alle scadenze delle norme in attuazione entro il 30 dicembre, spostandole al 31 gennaio dell’anno prossimo e si continua a parlare di rinvii per la revisione degli statuti, ecc..

Le proroghe rappresentano una boccata d’ossigeno e sono una dimostrazione di attenzione, ma rimangono problemi che richiedono risposte concrete. Voglio sperare che alle preoccupazioni non seguano chiusure in serie delle società sportive gestite da volontari e da persone che si sono messe al servizio della formazione e dell’educazione di giovani e non più giovani. Il futuro resta carico di nubi temporalesche: troppi costi, troppa burocrazia, troppe responsabilità sui Presidenti delle Associazioni e Società Sportive dilettantistiche, che spesso ricoprono tale ruolo nel tempo libero, organizzando attività sportiva e promozionale, socialmente rilevante, al servizio dei giovani e della loro formazione. Si tratta di un’attività che non giustifica le complicazioni introdotte.

Consapevoli del nostro ruolo di promozione di uno sport a misura di persona, basato su valori cristianamente ispirati, non mettiamo in discussione la dignità del lavoro sportivo, i cui maggiori costi riteniamo sacrosanti, indiscutibili ed anche ampiamente previsti, ma le norme che sono state approvate sono potenzialmente devastanti e rischiano proprio di distruggere un patrimonio sociale e sportivo di immenso valore. Purtroppo, però, non c’è alternativa: serve un intervento coraggioso che non si limiti a proroghe, comunque e sempre insufficienti, ma metta mano a soluzioni definitive. Gli operatori del settore sportivo vogliono rispettare le norme, ci mancherebbe che non fosse così, ma queste devono essere orientate a chiarezza, certezza, semplificazione, per consentire di continuare l’attività. Ci siamo appellati spesso al Ministro Abodi, consapevoli che non può risolvere in un colpo solo un problema intricato, fatto di mille nodi da sciogliere, senza tirare troppo la corda per non rompere il fragile equilibrio che esiste in questo settore, ma altrettanto convinti che possa mettere in gioco sensibilità e determinazione.

Ci rendiamo disponibili al reciproco e cooperativo ascolto per risolvere alcuni problemi molto seri: le procedure per il pagamento dei direttori di gara, la burocrazia eccessiva per le piccole e medie associazioni sportive, la sicurezza sul lavoro sportivo, le modalità delle comunicazioni obbligatorie, il funzionamento dei registri… Altrimenti – e me lo dicono sempre più Presidenti di Associazioni Sportive – non c’è che l’abbandono e questo sarebbe davvero l’inizio della fine. Sarebbe davvero paradossale, proprio nei giorni che seguono all’approvazione definitiva, avvenuta all’unanimità dei votanti in Parlamento, dell’inserimento nella Costituzione italiana del diritto all’attività sportiva.

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